Nel supermercato di via Terenziana si vede, meglio che in altri luoghi, Monfalcone contemporanea. Tanti nuovi abitanti attratti dal lavoro in Cantiere, diversi per etnia, abbigliamento, consumi e religione. Dietro il negozio c’è oggi una strada alberata. Del vecchio giardino dell’ospedale, restano solo gli alberi imponenti e la chiesetta in rovina.
Un po’ ci assale la nostalgia, dispiace vedere questo cambiamento, ma sembra che il progettista sia lo stesso della piazza…
In questo caso almeno gli alberi e le panchine si sono salvati.
Proprio qui dietro incontriamo un gruppo di monfalconesi, impegnati in un progetto sull’uso delle parole. Traducono parole importanti del linguaggio quotidiano: in inglese, sloveno, romeno e bengalese. Le pubblicano sulla loro pagina di Facebook. L’iniziativa riscuote molto consenso.
Negli ultimi mesi si è parlato molto del luogo dove praticare il culto e la preghiera. Se ne è parlato per via dei molti musulmani, residenti in città. Un problema serio.
Monfalcone però ospita credenti di molte fedi: Cattolici, Islamici, Ortodossi, Buddisti, Testimoni di Geova, Protestanti e altri.
Pregare è un momento intimo di pace, crescita e speranza, indipendentemente dalla religione. Farlo in luoghi adatti favorisce la buona convivenza.
Chi amministra ha il compito di ascoltare le esigenze della comunità e trovare soluzioni. Avere spazi adeguati di preghiera è importante per tutti. Non solo per i Musulmani, ma anche per gli Ortodossi, magari recuperando ad esempio la chiesetta dell’ex ospedale che abbiamo di fronte.
Sarebbe un modo per preservare tanti ricordi monfalconesi – dice uno dei nostri interlocutori – anche se ad utilizzarla saranno dei Cristiani che si fanno il segno della croce in modo diverso.