Vi raccontiamo una storia vera, anzi due.
La prima parte dal 2017, e parte tragicamente: poco dopo la conclusione del campionato di calcio a 5, giocato a Monfalcone presso la palestra polifunzionale, la Società fu colpita dalla scomparsa del presidente. Il figlio, ancora scosso dal lutto, chiese un periodo di pausa, non iscrivendo la squadra al campionato di serie C 2017/2018. Un paio di anni dopo, mentre la società, rifondata, ricominciava a muovere i suoi passi, venne fuori che, molto semplicemente, il campo di calcio a 5 non c’era più: sparito dalla palestra polifunzionale. Ancor più semplice il finale: niente campo, niente campionato.
Eppure il Calcio a 5 ha avuto una sua storia a Monfalcone, momenti di gloria con ben tre società e la serie B dagli anni 80 fino ai duemila.
Non tutto andò perduto in questa storia, da quelle ceneri, due anni dopo rinacque l’Adriatica Calcio A5, a Turriaco, grazie anche al sindaco Bullian e al Palamarson.
Questo episodio poi ne richiama un altro, forse più famoso, di realtà sportiva finita in esilio fuori da Monfalcone. Il pensiero corre ovviamente alla storia de la Romana Calcio, società storica, nata nel 1953, costretta a lasciare Monfalcone dopo oltre 70 anni poiché improvvisamente rimasta priva di spazi per gli allenamenti e le gare. Anche qui, a salvare l’esperienza arriva la fusione, con San Canzian e Staranzano per sopravvivere e tornare in campo.
Eppure a Monfalcone non mancano gli spazi, ci sono gli atleti, c’è anche una lunga tradizione sportiva e alcune società locali hanno avuto spazio e riconoscimento.
Proprio per questo suona stonato che la società più antica della città abbia dovuto lasciarla. Cosa è successo? C’era qualche possibilità di salvare la tradizione sportiva e il patrimonio di volontari e sportivi? In un settore dove simboli e tradizioni valgono perché sono nel cuore dei tifosi, perché si è lasciato sparire simboli storici di Monfalcone, costringendoli ad emigrare in altre città?
Forse, per evitare altre tristi partenze, serve mettere mano a regolamenti e spazi. Spazi pubblici condivisi e partecipati, perché lo sport sia davvero “per tutti”.